Domanda: "Mi ricordo, Osho, di averti sentito parlare degli occhi e del guardare la gente negli occhi e di come ci si nasconde evitando di guardare direttamente qualcuno negli occhi. Dopo quel discorso ho abbandonato gli occhiali, che usavo sin dall’età di un anno. Non portandoli, sono diventato più aperto nel guardare le persone negli occhi, e ho sentito nei miei occhi una grande forza. Puoi parlarmi del bisogno psicologico di portare gli occhiali".
Risposta: "È un fatto molto significativo e che va compreso. Nessun animale ha bisogno degli occhiali, è strano che l’uomo ne abbia bisogno. Le ragioni sono due: la prima è una ragione fisiologica, e la seconda è psicologica. La ragione fisiologica è che il modo in cui aiutiamo una madre a dare alla luce il suo bambino è fondamentalmente sbagliato. Il bambino è stato per nove mesi nel buio più profondo, i suoi occhi sono fragili, delicati. Ma in qualsiasi ospedale dove nascerà, si troverà esposto, subito dopo la nascita, a luci accecanti. Questo è il primo shock per la struttura delicata degli occhi. Sono la parte più delicata del corpo, più morbidi dei petali di rosa, fragilissimi ed estremamente importanti, perché l’ottanta per cento dell’esperienza di vita dipende proprio da loro. Gli altri sensi contribuiscono solo con il venti per cento.
Questo è uno dei motivi per cui un cieco suscita in te una grande compassione. Il sordo non suscita la stessa compassione. Anche a lui manca qualcosa: non può sentire. Il muto non può parlare… Il corpo può avere altri problemi, ma niente può suscitare maggiore compassione in te di un cieco. Senza saperlo, inconsciamente, c’è l’idea che il cieco si trovi nella condizione peggiore. È tagliato fuori dall’ottanta per cento della sua esperienza di vita, vive solo al venti per cento. La sua vita è priva di colori, dell’esperienza della bellezza e della proporzione. Nella sua vita mancano i bei tramonti e le notti stellate. I suoi occhi non possono vedere milioni di altri occhi carichi di esperienze, ed essere in contatto con questi occhi vuol dire entrare in contatto con mondi diversi.
Il modo in cui gli ospedali creano l’ambiente in cui avviene la nascita di un bambino è pericoloso. Prima danneggiano gli occhi. Poi, distruggono la fiducia del bambino. Il bambino ha vissuto per nove mesi nel grembo di sua madre con immensa fiducia, non viene neanche sfiorato dal dubbio. Ottiene tutto ciò che desidera, anzi, lo ottiene ancora prima di desiderarlo. Non ha responsabilità, né preoccupazioni, né problemi di tempo. Non pensa al domani, e non ha ricordi del passato. Vive momento per momento, assolutamente gioioso. Non c’è nulla che possa rattristarlo, o renderlo infelice. Ma quando nasce, la sua vita subisce un cambiamento tragico. I dottori hanno fretta, non possono nemmeno aspettare due minuti. Vogliono tagliare subito il cordone che unisce il bambino alla madre, e lo fanno immediatamente, senza preoccuparsi che il bambino non ha ancora cominciato a respirare autonomamente, che il suo sistema non ha iniziato ancora a funzionare. Tagliano la connessione con la sorgente vitale della madre. È una ferita profonda che verrà portata per tutta la vita.
E poi per farlo respirare lo mettono a testa in giù e lo sculacciano: una bella accoglienza! E così il bambino comincia a respirare, ma non è un respiro naturale e spontaneo. Se avessero aspettato due o tre minuti e lasciato il bambino sulla pancia della madre… Era al suo interno per nove mesi, rimanendo tre minuti sulla pancia, con lo stesso calore, la stessa donna, la stessa energia, avrebbe iniziato a respirare da solo. E allora tagliare il cordone ombelicale sarebbe stato logico, razionale, scientifico. Anche tutto il resto che si fa non tiene conto delle implicazioni. Il bambino è rimasto nel grembo della madre con una certa temperatura. Galleggiava. Il modo migliore sarebbe, quando inizia a respirare da solo, metterlo in una piccola vasca di acqua tiepida con gli stessi sali dell’utero, è identica all’acqua di mare.
Ti sorprenderà sapere che la prima incarnazione di dio nell’induismo è un pesce. È strano, solo l’idea… ma per loro dio era la vita. E basta fare solo un piccolo lavoro di traduzione: invece di dire che la reincarnazione di dio era un pesce, si può dire che l’inizio della vita accade come pesce. Lascia che il bambino si trovi nella stessa atmosfera, in modo che non si senta, fin dall’inizio, spaventato, parte di un mondo estraneo. Noi lo spaventiamo, distruggiamo i suoi occhi delicati, la sua spontaneità, forziamo persino la sua respirazione. Non gli diamo un ambiente naturale, uno a cui è abituato.
Tutte queste piccole cose lo influenzeranno per tutta la vita. Ad esempio, quando è ansioso, il suo respiro diventerà irregolare. Quando avrà paura, il suo respiro ne verrà immediatamente influenzato. E prima o poi – dato che l’uomo è l’unico che usa gli occhi per leggere e i suoi occhi non sono più così forti come li aveva creati la natura – il bambino scopre che gli occhi si stanno indebolendo. Non riesce a vedere i caratteri più piccoli, o le immagini più piccole, o le cose più lontane, e allora diventano necessari gli occhiali. Gli occhiali servono ad aiutarlo, per compensare il danno fattogli. Ma gli occhiali hanno una loro psicologia. Con gli occhiali sei sempre dietro a una barriera, ti nascondi, non affronti la vita com’è, ma cerchi in qualche modo di evitarla, non sei mai onesto, sincero. Gli occhiali ti aiutano a proteggere gli occhi, ma con loro arrivano i problemi. I problemi sono che si mettono in mezzo tra te e il mondo, tra te e la persona che ami, tra te e la persona con cui comunichi.
A causa degli occhiali non entri mai in contatto diretto con gli occhi degli altri. In questo modo perdi una grande esperienza, perché le persone sono soprattutto i loro occhi. Se puoi guardare una persona negli occhi, la loro profondità sarà la profondità della persona. Una persona furba non ti permetterà di guardarla direttamente negli occhi perché i suoi occhi riveleranno la sua astuzia. Gli occhi sono solo aperture, il furbo ha paura, guarderà sempre un po’ di lato. Parlerà con te e guarderà qualche altra cosa; il suo parlare e vedere non sembrano andare nella stessa direzione. Ti ascolta, ma i suoi occhi non sono focalizzati su di te. L’uomo che vuole ingannarti non ti guarderà negli occhi. Solo una persona sincera, semplice, dal cuore colmo di amore e priva di qualunque desiderio maligno ti permetterà di guardarla negli occhi perché sa che scoprirai la sua verità. Non ha nulla da nascondere.
Quindi se usi gli occhiali, cerca di usarli solo per scopi specifici. Se ne hai bisogno per leggere, usali per leggere. Se li usi tutto il tempo, è pericoloso, non per gli occhi ma per tutto il tuo essere. Se ne hai bisogno per vedere da lontano, usali, ma non farne una parte del tuo essere. Non dovrebbero mai diventare parte del tuo essere. Usali solo quando è necessario. Quando senti che non ti servono, toglili, in modo che per dei periodi lunghi sei disponibile al mondo nella tua autenticità, e il mondo è disponibile per te, non si crea una barriera. Non puoi far nulla per il danno già fatto, ma se dai alla luce un bambino, sarà meglio farlo in mezzo a persone che ti amano, alla luce delle candele, bruciando dell’incenso e con tanti fiori. Dai al bambino almeno un piacevole benvenuto al mondo.
Non essere tecnico – l’uomo non è una macchina – sii umano. Lascia prima che il bambino inizi a respirare, poi taglia la connessione con la madre. Non c’è fretta. Dovrebbe avere l’opportunità di essere spontaneo, altrimenti soffrirà per tutta la vita di problemi col respiro. Le luci accecanti non sono necessarie, inizi così già a distruggere gli occhi, presto avrà bisogno degli occhiali. Il fatto che hai dovuto usarli già da quando avevi un anno, mostra chiaramente cosa abbiamo fatto ai nostri bambini. Nessuno ti consiglia di usare gli occhiali solo quando ti servono, di non farla diventare un’abitudine.
La gente è così abituata agli occhiali che prendono quasi il posto dei loro occhi. È un pericolo, gli occhi hanno bisogno di un po’ di libertà, quindi ogni tanto togliteli. Ed esistono anche degli esercizi. Falli, e renderai gli occhi più forti, più sani, e magari gli occhiali non ti serviranno più."
Tratto da: Osho, "Beyond Psicology # 21"
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